Villa Cattolica
Un museo d’arte contemporanea polifunzionale. Ecco cos’è adesso Villa Cattolica, una delle strutture più sontuose di Bagheria che conta complessivamente 21 ville realizzate nel 1700, da principi e nobili del tempo che si trasferirono nell’agro bagherese per costruire le loro ville di villeggiatura.
Attualmente solo Villa Cattolica e Villa Palagonia sono accessibili al pubblico. La prima ospita la Pinacoteca comunale, la seconda è privata (sono 31 i proprietari) che riunendosi in fondazione, consentono l’accesso ai visitatori.
Villa Cattolica ospita la Pinacoteca comunale dedicata a Renato Guttuso, celebre pittore nato a Bagheria il 26 dicembre del 1911 (il padre lo rivela a Palermo il 6 gennaio dell’anno dopo per contrasti con il comune di Bagheria) e morto il 18 gennaio del 1987 a Roma.
Le spoglie del maestro riposano all’interno dell’arca monumentale che si trova nel giardino sul retro della villa. L’arca fu realizzata dallo scultore Giacomo Manzù nel 1987 che adoperò marmo arrivato dal Brasile. Lo stesso Guttuso prima di morire espresse la volontà di essere sepolto in un posto da dove si potesse ammirare il mare. Dal retro della villa si “apre” lo splendido golfo di Palermo e comprende la frazione marinara di Aspra, numerose volte ritratta dal pittore bagherese.
Villa Cattolica è senza dubbio il museo che contiene la collezione più completa del noto pittore siciliano che più di altri artisti, ha caratterizzato il ventesimo secolo. Ma nel museo bagherese non ci sono solo opere di Guttuso.
Villa Cattolica è tornata alla pubblica fruizione l’8 maggio del 1998, dopo tre anni di restauri.
Tre lunghi anni di lavori laboriosi durante i quali ne è stato cambiato l’aspetto in maniera radicale. Sono stati recuperati tutti i corpi bassi e adesso è consegnata alla città di Bagheria ma anche e soprattutto al patrimonio artistico monumentale d’Italia, una struttura dalle potenzialità culturali uniche nel suo genere. La villa ha un vestito completamente nuovo e soprattutto una funzionalità diversa.
E’ aperta al pubblico tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 10 alle 19 escluso il lunedì.
Attualmente si può ammirare l’intera collezione d’arte presente nella civica galleria, dedicata a Renato Guttuso. Tutto il piano nobile della villa settecentesca, è stato adibito completamente ad esposizione delle opere del pittore.
Le sale sono tredici e raccolgono i lavori di Guttuso, ma anche quelli di altri artisti come Onofrio Tomaselli, Domenico Quattrociocchi, Giuseppe Pellitteri. Pittori che in ogni caso hanno avuto un “dialogo” artistico e umano con il celebre maestro originario di Bagheria.
Sono complessivamente 200 le opere esposte di cui un centinaio dello stesso Guttuso.
Il Museo ha una logica e un’armonia descrittiva. Un dialogo con gli spazi espositivi dell’edificio, come poche altre strutture museografiche.
E’ prevista anche una sala video con computers. E non mancheranno gli spazi per ospitare installazioni di varia grandezza, anche dalle dimensioni per le quali difficilmente si potrebbe accoglierle altrove.
Villa Cattolica ha anche un servizio guide (091905438). Alcuni ragazzi sono a disposizione dei turisti che arrivano in città. Vengono date nozioni sulla storia della villa ma anche sugli altri monumenti settecenteschi di Bagheria.
La villa venne realizzata nel 1736, per volere di Francesco Bonanno, principe di Cattolica e Pretore di Palermo. La struttura è espressione della opulenza di un ceto al potere che aveva scelto la salubre piana di Bagheria come residenza di villeggiatura. Bonanno, grazie alla sua posizione sociale, voleva per la sua residenza estiva, un luogo da dove potesse dominare tutto il territorio bagherese e le campagne circostanti. L’intento era forse quello di esercitare un controllo costante sulle dimore degli altri principi, che avevano scelto la piana di Bagheria, come luogo ideale per edificare le ville residenziali. Il posto si prestava sia per la vicinanza con il mare e anche perché era molto ventilato. L’ideale per trascorrere dei periodi al riposo e in ozio!
Villa Cattolica si affacciava sulla via Consolare, l’unica che da Palermo portava a Messina.
Anche Villa Cattolica, come molte altre ville settecentesche, nasce attorno ad una fattoria fortificata, che serviva ai proprietari terrieri per difendere il raccolto dai malintenzionati.
Non si conosce il nome dell’architetto che progettò la struttura, ma è noto il nome del capo mastro che la costruì: Giuseppe Pirrello. Il muratore, fece collocare una targa sopra il portone principale con scritto “Mastru Giuseppi Pirrello vassallo del Principe di Cattolica”. L’episodio è quanto meno singolare. Sul portone delle ville solitamente si metteva lo stemma del Principe, non certamente del capo mastro. E allora perché ciò fu consentito a tale Giuseppe Pirrello ? L’ipotesi più attendibile è anche la più semplice: la villa non venne mai abitata con costanza e così il capo mastro ebbe “carta bianca” per dare sfoggio a tutta la sua sete di notorietà. E ci è riuscito !
Lo stile architettonico è indiscutibilmente Barocco. E l’elemento fondamentale dello stile è lo scalone a doppia rampa. Venne costruito con materiale povero, come la pietra calcarea delle montagne di Aspra e il ferro, mentre nelle altre ville, come Palagonia, venne utilizzato il marmo.
Forse un tocco di “colore” alla grigia e austera villa, lo diede proprio Gioacchino Scaduto. E’ attribuito a lui la realizzazione di alcuni affreschi nel salone principale del piano Nobile.
Villa Cattolica presenta un altro aspetto affascinante: è l’unica villa settecentesca del territorio bagherese che ha la “stanza dello scirocco”. Sicuramente l’unica di cui se ne conosce l’esistenza. Si tratta di una stanza realizzata nel sottosuolo, a pochi metri dalla villa stessa.
Nel 1973, Renato Guttuso, decise di donare parte dei suoi dipinti al Comune di Bagheria. Nacque il problema del luogo dove custodire tante opere d’arte.
Nel maggio del 1998 Villa Cattolica è diventata un fiore multicolore. Ha riacquistato tutto il suo profumo e la forza comunicativa di un tempo. E come uno scrigno ricolmo di sorprese, non deluderà affatto tutti coloro che avranno sete di conoscenza. Nel nome dell’arte e della memoria.