La trazzera
Un lampo… un tuono… si fece tenebrosa la trazzera / come un rimprovero mandato dal Signore. / Nessuno che parla, sono tutti afflitti / conigli uccelli e uomini…spaventati. / Non lo sanno neanche loro quanto durerà / e ora che comincia a piovigginare / ognuno pensa ai propri pentimenti, / e se ci fai spuntare di nuovo il sole / questo non lo faccio più, lo giuro ai Santi. / Il rumore della pioggia va aumentando / e ogni tanto albeggia in mezzo al campo. / Ma chi l’avrebbe detto fino a poco fa / che il sole che infiammava il fico e il grappolo d’uva / doveva andare a nascondersi zitto zitto / dietro la nuvola scura e piena di boria.
Il pantano che ha creato la pioggia / ora si va asciugando piano piano. / Dalla terra esce pure la lumaca / con le corna tese e tutta che sbava, / guarda l’arcobaleno che abbraccia la valle / e un pezzo di cielo già rasserenato / e già va dimenticando il maltempo / che fino a poco fa la faceva tremare / spaventata e pensierosa dentro la corazza. / Ma ogni cosa viene in questa terra / per volontà divina amara o dolce. / Non aspettiamo sempre il maltempo / per unire queste mani innanzi a Dio / e domandargli un po’ di luce. / Un raggio di sole dopo la pioggia / ci fa gioire e rallegrare il cuore / cerchiamo di apprezzarlo anche quando / il cielo è azzurro… e il vento non muove foglia.
Commento
La poesia “A trazzera” nasce dall’esperienza che vivo personalmente attraversando un periodo non troppo felice della mia vita.
Tale periodo è segnato dall’esperienza della “malattia”, che fortunatamente riusciamo a diagnosticare e fermare sul nascere.
Cose brutte come queste accadono all’ordine del giorno “agli altri”, al punto da non farci più caso.
Questo però fino al momento in cui la cosa non ci tocca nel personale.
Soltanto in quei casi, quando sentiamo il mondo crollarci addosso, ”A trazzera” si fa scura e piove preoccupazione per il futuro, l’uomo sente la necessità di rifugiarsi nella preghiera ricordandosi che esiste “anche” Dio.
Ma la cosa più triste e colma d’egoismo, succede quando l’uomo-babbaluci, vede le cose rimettersi a posto, ritornare piano piano alla normalità, una normalità che tende ad affievolire la fiamma della fede.Allora sforziamoci di apprezzare la vita anche quando in essa regna sovrana la normalità, e preghiamo Dio anche nei giorni in cui il cielo è azzurro.