In sogno
Una notte che dormendo beatamente / segavo assi di legno e russavo / mi sono sentito toccare ad una spalla / Pensai / questa e di nuovo mia moglie / che soffocando per la troppa segatura / mi sveglia / “mamma mia che scocciatura!” / Invece non si trattava di lei / La inquadro bene dall’angolino dell’occhio / aveva una vaga somiglianza di una persona conosciuta / con la sigaretta in bocca e il suo copricapo / indovinate chi era? / proprio lui / il Maestro Ignazio Buttitta / che mi onorava della sua presenza. / “Svegliati Vincenzo che dobbiamo parlare!”
Mi sentii felice come non mai / però allo stesso tempo preoccupato. / non è che mi doveva richiamare / per come io avevo scritturato!? / Mi fa; / Ho visto che tu sei uno di quelli / che scrive cose dettate dal cuore / ancora sei neonato per la poesia / ma i primi passi li ai dati bene / a poco a poco impari anche a correre. / Lasciali perdere quelle persone / che basta che riempiono i fogli / sono capaci di scrivere un sacco di sciocchezze. / Tutti letterati tutti complicati / alle volte ti scrivono parole così incomprensibili / che non le trovi neanche nei vocabolari. / La poesia non ha bisogno di loro / ma di persone semplici / che sono padrone delle chiavi / dei cuori di tutte le persone.
Ci entrano e ci appoggiano cose genuine / che ognuno che le vede e ne sente l’odore / si siede e mangia / senza bisogno di scervellarsi troppo. / Salutami Carlo amico mio / e tutti i poeti che conosci / Io me ne torno di nuovo da dove sono venuto / dove ci sono un paio di amici / che mi aspettano per scrivere tutti insieme / una poesia che deve avere la forza / di fare cessare tutte le ingiustizie del mondo / Lassù dove siamo ora noi / non ce ne sono.