E sento le voci (cave di Cusa)
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Le sento ancora le voci.
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Voci di dolore
fuso a chiacchierio
di mazze e scalpelli
come brusio di uccelli al vespro.
Piangono le pietre
quella carne strappata e lasciata la
attaccata dai tarli dell’acqua e il sole.
Paradiso di farfalle di mille colori
dove gli usignoli cantano canzoni antiche
per coprire lo schioppo della frusta greca
che lacera le schiene lucide.
Il vento ricama
cespugli di capperi in fiore
appesi a crepe
con evidenti rughe di vecchiaia.
E l’aria… si ferma …
come se la voce del silenzio
volesse raccontare cosa accadde quel giorno
quando Chronos rimase intronato
cadendo in questo sonno
che non lo ha più lasciato.
Ora da qui esce solo poesia
scritta dalle dita del sole
ogni sera quando tramonta
sopra queste pietre rosicchiate dallo scirocco
e allunga le ombre
degli ultimi cespugli sfioriti di Selinon (*).
Vincenzo Aiello
Bagheria, 12 maggio 2008